martedì 18 marzo 2014

GENITORI EFFICACI

UN CORSO-PERCORSO PER IMPARARE A GESTIRE CON SUCCESSO LA RELAZIONE “GENITORE-FIGLI”


I genitori si trovano ad esercitare il proprio ruolo complesso e delicato caratterizzato spesso dalle emozioni che si vivono, dal desiderio diessere “competente” nella relazione con i propri figli, dalle aspettative e dai dubbi circa l’efficacia del ruolo stesso.

Un’iniziativa di incontro per genitori può rappresentare uno luogo privilegiato dove potersi,  confrontare con degli esperti ed altri genitori, dove sentirsi ascoltati e poter condividere la propria esperienza genitoriale, scoprendo  nuove e inaspettate risorse.

L’iniziativa “Genitori Efficaci” si svolge in quattro incontri, nei quali si parlerà di Ascolto, di Comunicazione Affettiva, di Gestione dei Conflitti,  di Assertività e di Regole,  e di altro.
CALENDARIO

I 4 incontri inizieranno a partire dal 18  marzo 2014 a settimane alterne,  dalle ore 17,00  alle ore 19,00 e si terranno presso l'Asilo Nido Trilly.

18 Marzo 2014 - L’Ascolto: lo strumento della relazione, ascoltare se stessi per ascoltare meglio i propri figli;

1 Aprile 2014 - La Comunicazione Affettiva: la comunicazione efficace e l’importanza dei vissuti emotivi all’interno della relazione “genitore figlio” per sviluppare una comprensione oltre le parole.

15 Aprile 2014 - La Gestione dei Conflitti:  come gestire la conflittualità nella relazione “genitore-figlio”;

29 Aprile 2014 - Assertività e Regole: il ruolo educativo del genitore, i confini della relazione “genitore-figlio”.

Gli incontri saranno agevolati da:

Angela Tosoni
Dott.ssa in Scienze dell’Educazione
Esperta in Comunicazione Interpersonale e Sviluppo delle Risorse Umane
Counselor ad Approccio Pluralistico Integrato, esperta nella relazione d’aiuto individuale, familiare e di gruppo.

venerdì 19 aprile 2013

SISTEMI EMOTIVI CEREBRALI E QUALITA' E DELLA VITA EMOTIVA

Le ricerche delle neuroscienze sui sistemi emotivi cerebrali si sono focalizzate sugli aspetti affettivi e fisiologici che interagiscono nei circuiti emozionali, stabilendo una correlazione tra gli elementi affettivi fondamentali dell'individuo (ciò che caratterizza il nostro mondo interiore) e i processi mentali primari.  

Di particolare interesse, nel campo della ricerca in neuroscienze, sono gli studi del Prof. Jaak Panksepp, teorico dell’evoluzione della mente, che spiega la complessa relazione tra le regioni subcorticali che regolano la motivazione, le emozioni, e le risposte cognitivo-comportamentali dell’individuo. “Ad un certo livello, all’interno dei circuiti cerebrali più arcaici, nei cosiddetti recessi subcorticali, possono esserci nient’altro che reti neuronali inconsce, creatrici di puro comportamento, cioè organismi fluttuanti privi di sensibilità, probabilmente simili a molluschi ondulati che cavalcano le correnti delle più deboli forme del preconscio” – dice il Prof. Panksepp, e continua – “...non lo sappiamo, non possiamo esserne certi, ma possiamo ipotizzare la natura delle sensazioni emozionali primarie che sorgono dalle stesse regioni cerebrali deputate alle reazioni ed alle azioni emozionali incondizionate”. (Panksepp 2012). Comprendere come si formano le dinamiche emotive all’interno del cervello può essere molto utile per il raggiungimento del benessere psicofisico. Molti studi sottolineano la qualità inconscia delle emozioni, in quanto esperienze sensibili a contenuto affettivo, e a certi livelli ciò è ancor più verosimile, quando l’emotività viene negata o, peggio ancora, repressa da un’attività cognitiva controllante, disposizione questa, che può inibire il tumulto emozionale subcorticale e molto comune nella mente umana.

Ma la pressione emotiva, (stimolo che sorge come processo primario), controllata dai processi mentali cognitivi, può emergere inaspettatamente e creare scompiglio nella vita delle persone. Infatti, ciò che veniva considerato come inconscio non può più essere chiamato tale, anche l’inconscio non è privo di esperienza poiché questi stati emotivi, quando si presentano con una certa intensità, sono connotati come esperienze affettive. Oggi possiamo dire che gli esseri umani, hanno esperienza dei propri stimoli emotivi, questi stimoli possono essere qualificati come stati emozionali primari, ovvero esperienze affettive grezze, fenomeni particolari della mente, categorie uniche di esperienze coscienti, che emergono dalle profondità della mente. Ciò che risulta profondamente inconscio sono i processi secondari, i meccanismi di apprendimento e di controllo, che si producono come risultato dell’interazione tra regioni subcorticali e regioni neocorticali. La  nostra attività mentale superiore è profondamente cognitiva, poiché le regioni cerebrali corticali, sempre connesse alle funzioni cerebrali primitive, costruiscono la percezione del contesto dalle diverse vie sensoriali e questa interazione consente il contatto con il mondo esterno. Tuttavia, gli studi recenti hanno dimostrato che la mente emotiva, la regione subcorticale, gli strati più antichi del cervello è interconnessa alla mente cognitiva, inoltre, l’influenza dei processi emotivi subcorticali è stata dimostrata dalle indagini effettuate con sistemi di brain-imaging (Damasio, 2000).
Comprendere l’universo cerebrale ed i processi che sono alla base del funzionamento della mente, aiuta l’individuo a regolare e bilanciare la vita emotiva, soprattutto quando ci si trova ad attraversare eventi esistenziali che producono stress emozionale.

Angela Tosoni

Riferimenti bibliografici

Panksepp J., Biven L. (2012) The archaeology of mind. Neuroevolutionary Origins of Human Emotions. W.W. Norton & Company, London.

venerdì 5 aprile 2013

CERVELLO EMOTIVO E BENESSERE PSICOFISICO

La capacità di essere in contatto con le proprie emozioni è un termometro costante che consente di effettuare un monitoraggio  consapevole del proprio benessere psicofisico, monitoraggio che può essere effettuato moment by moment nel corso dell'esperienza quotidiana.
Le ricerche nel campo delle neuroscienze hanno dimostrato la centralità della vita emotiva nella sfera individuale della salutogenesi.
Damasio nella sua opera  L'errore di Cartesio (Damasio, 1995) mette in discussione  la concezione  cartesiana di separazione fra emozione e intelletto, sottolineando che le ricerche sulle funzioni del cervello hanno condotto ad una diversa concezione della "mente". Damasio ha indagato nei sui studi le nefaste conseguenze della separazione cartesiana, avvalendosi della sperimentazione, effettuata nei casi clinici, su fatti neurologici.  Queste ricerche in campo neuroscientifico sembrano sottolineare l'essenzialità del valore cognitivo del sentimento. Per Damasio il concetto di "sentimento" conduce ad una distinzione fra: il sentire di base e il sentire delle emozioni, fondata su osservazioni di architettura anatomico-funzionale.

Questa concezione anatomico-funzionale riconduce agli studi sul sistema nervoso centrale e alle teorie di evoluzione dello mente, che vedono il cervello umano organizzato a strati. Tale suddivisione è stata formalizzata nella teoria del cervello tripartito (MacLean, 1973) secondo la quale il sistema nervoso umano è strutturato in tre distinte sezioni.

CERVELLO RETTILIANO: la funzione principe è legata alla percezione intesa come attività sensomotoria, di appagamento dei bisogni metabolici e riproduttivi, connessi con l'equilibrio dell'organismo e all'influenza del malesse/benessere. La soddisfazione dei bisogni organismici è intrinseca nell'attività percettiva del cervello rettiliano e costituisce l'insieme delle emozioni primordiali o primitive che caratterzzano l'equilibrio benessere-malessere.
CERVELLO LIMBICO: è considerata la sede delle emozioni, cosidette primarie o fondamentali, che costituiscono l'insieme degli schemi di attivazione del comportamento e rappresentano una strategia comunicativa non convenzionale sulla tendenza ad agire nell'interazione interpersonale. Queste strategie di comportamento emotivo hanno la funzione principale di avvicinamento (emozioni positive ) e allontanamento (emozioni negative).
CERVELLO NEOCORTICALE: ciò che chiamiamo corteccia cerebrale è uno strato laminare continuo che rappresenta la parte più esterna cervello. È formata dai neuroni da fibre nervose. La corteccia cerebrale umana gioca un ruolo centrale in meccanismi mentali complicati come la memoria,  la percezione, il pensiero, il linguaggio e la coscienza.

Recentemente, le ricerche in neuroscienze si sono concetrate sul "cervello emotivo", proprio perchè le  emozioni sono fenomeni psicofisici  che entrano a far parte dei processi mentali. Sono elementi fondamentali dell'esperienza umana, sono stati di attivazione che coinvolgono l'organismo e influenzano il modo in cui elaboriamo le informazioni, il modo in cui attribuiamo dei significati a ciò che ci succede.
Sperimentiamo tutti i giorni quanto i nostri pensieri e i nostri comportamenti siano influenzati dalle emozioni, ognuno di noi percepisce i propri stati emotivi e quelli degli altri nello scambio interpersonale, inoltre, attraverso la lettura emotiva riusciamo a valutare gli eventi, sino a prevedere i comportamenti dell'altro sulla base nostre intuizioni e sul riconoscimento delle azioni/emozioni dell'altro. Le emozioni, oltre a dare colore alla nostra vita, hanno una precisa funzione adattiva, evolutiva e sociale, per l'individuo e per la specie, poichè sono alla base del comportamento, ci preparano all'azione e, soprattutto, ci permettono di comunicare.  Questa funzione è svolta sia delle emozioni primarie, che dalle emozioni più complesse che si sviluppano nell'interazione sociale.

Angela Tosoni




Riferimenti Bibliografici:
Blundo C. (2011), Neuroscienze cliniche del comportamento. Elsevier, Milano.
Damasio R. A. (1995), L'errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano. Adelphi, Milano.
Perna G. (2010), Le emozioni della mente. Edizioni San Paolo, Milano.

venerdì 22 febbraio 2013

SETTING E RELAZIONE D'AIUTO

Le caratteristiche della relazione d’aiuto, sin dai primi colloqui del percorso di counseling, sono da individuarsi nell’accoglienza e nell’empatia quali abilità distintive, tali da favorire un setting all’interno del quale il cliente possa esprimere le proprie esigenze individuali e le ragioni del proprio disagio. L’accoglienza  è la prima espressione dell’attività professionale del counselor con la quale il cliente entra in contatto sin dal primo istante della sua richiesta di consulenza. Accogliere la persona in disagio significa innanzi tutto costruire un setting protetto e definito  adatto a contenere e a dare struttura alle esigenze del cliente. Un setting protetto e definito non è dato soltanto da caratteristiche fisiche, quali possono essere una stanza accogliente, organizzata in modo da creare un ambiente confortevole, un setting protetto e definito è dato anche dalla strutturazione organizzata del tempo, scandito dal numero degli incontri, dalla loro durata (di solito un’ora o cinquanta minuti), dalla cadenza degli incontri stessi (settimanale o quindicinale), dalla gestione degli incontri mancati. La gestione degli aspetti organizzativi  del setting effettuata con chiarezza permettono al cliente di orientarsi all’interno nella relazione, di effettuare le proprie scelte, di sentirsi contenuto all’interno di un contesto ambientale che si sviluppa su un piano spazio-temporale, appositamente organizzato per venire incontro alle sue esigenze. Ma il setting definito, protetto e accogliente diventa tale con l’esercizio delle competenze professionali, primo fra tutti l’atteggiamento empatico. L’empatia è una delle dimensioni relazionali maggiormente indagate nelle teorie dei diversi autori, Rollo May la identifica addirittura come la chiave del counseling, come abilità distintiva che consente di esperire il vissuto dell’altro. Empatia significa letteralmente ‘sentire dentro’ e denota uno stato di identificazione profonda con l’altro che permette di sentire  ‘come se’ si fosse l’altra persona, tanto da perdere temporaneamente la propria identità; è attraverso l’empatia che si realizza il processo di comprensione e di parziale identificazione con le problematiche portate dal cliente. Se le abilità relazionali di accoglienza e di empatia sono qualità distintive del counselor, le  procedure pianificate sono l’espressione concreta e misurabile della sua etica professionale, ogni intervento per avere efficacia deve essere orientato al raggiungimento di un risultato. Il counselor efficace ha molteplici strumenti per indirizzare interventi di successo con l’utenza: innanzi tutto pianificare un intervento di counseling significa stabilire un contratto definendone gli obiettivi condivisi con il cliente.
Quando si parla di obiettivi è necessario specificare al cliente che questi, per essere tali, devono essere raggiungibili e misurabili, questa esplicitazione è essenziale sia per stabilire con chiarezza le finalità del processo, sia per sgombrare il campo da possibili equivoci circa l’ambito di intervento specifico del counseling e la differenza con altre professioni d’aiuto, come ad esempio la psicoterapia. Essere chiari ed espliciti nello spiegare al cliente cosa sia il counseling definendone gli ambiti di intervento, specificandone le potenzialità circa la possibilità di esplorazione e sostegno su tematiche di disagio momentaneo, da non confondersi con una ristrutturazione intrapsichica di tipo clinico, è un dovere etico per un corretto esercizio della professione di counselor, tale esplicitazione fa parte del consenso informato procedura di base con la quale il counselor effettua una duplice funzione: tutelare il cliente informandolo correttamente su cosa sta ‘comprando’ nel momento in cui inizia un percorso con lui, tutelare se stesso da possibili invasioni in altri ambiti professionali che potrebbero essere foriere di possibili controversie legali relative all’esercizio abusivo della professione. Iniziare un percorso di counseling significa stabilire da dove si parte nell’esplorazione, dove si vuole arrivare, con quali mezzi raggiungere la meta e quali sono i risultati attesi. Inoltre, laddove si presenti la necessità, il counselor efficace deve saper cogliere le eventuali esigenze di riformulazione degli obiettivi iniziali e rendersi flessibile alla ridefinizione del contratto, sia a livello micro, per ciò che riguarda gli obiettivi stabiliti per piccoli step, che a livello macro, per quanto attiene i risultati stabiliti come finalità dell’intervento.  In breve la definizione del contratto, da intendersi come progettazione di un intervento pianificato, è un esercizio di tutela professionale, che il professionista adotta in rispetto dell’etica deontologica della professione stessa e in rispetto dei diritti di informazione e di orientamento dell’utenza.
Angela Tosoni
Riferimenti Bibliografici:
Giannella F. (2009), Etica e deontologia nel counseling, Sovera, Roma.
Giusti E., Locatelli M. (2000), L’empatia integrata. Sovera, Roma.
May R. (1989), L’arte del counseling. Il consiglio, la guida, la supervisione. Astrolabio, Roma.

martedì 19 febbraio 2013

IL MESTIERE PIU' DIFFICILE DEL MONDO

 Non posso fare a meno di detestare i miei genitori. E' cosi triste dover sopportare chi ha i vostri stessi difetti.
(Oscar Wilde)
 

 La genitorialità è una competenza acquisita. Si nasce figli e con il crescere si osservano vari modelli genitoriali a partire da quello dei nostri genitori per seguire con la maestra, il professore e via via.

Le dinamiche che ci vedono in un ruolo subordinato sono tutte dinamiche genitoriali. Quando siamo coinvolti in una relazione in un ruolo subordinato abbiamo l’opportunità di osservare le varietà di comportamenti che vengono messi in atto, comportamenti figli a loro volta di una scelta di modello genitoriale.

E’ chiaro che l’imprinting è dato proprio dal modello genitoriale che viviamo nella nostra infanzia e molto probabilmente tenderemo ad adottare e ripetere nelle nostre esperienze di vita.
E’ comunque importante essere consapevoli delle nostre modalità genitoriali per eventualmente adattarle ad un modello più “vincente”. 

Negli anni recenti, la ricerca di un modello efficace di genitorialità ha incuriosito diversi studiosi che hanno costruito teorie e scritto diversi libri sull’argomento.

 

Il pioniere di questi studi è senza dubbio il Dott. Thomas Gordon. Gordon fu un allievo di Carl Rogers ed un seguace della sua “Psicologia umanistica”.

Il suo maggior impegno fu indirizzato verso la creazione di una metodologia per l’incremento delle capacità comunicative e della risoluzione dei conflitti, particolarmente indicato per genitori, insegnanti e leader.

Il metodo, tuttora conosciuto come “Metodo Gordon”, si basa sull’assunto che sia l’atteggiamento coercitivo che quello lascivo danneggiano le relazioni producendo scarsi risultati.

Come alternativa egli proponeva il potenziamento delle abilità comunicative e del metodo di risoluzione dei conflitti senza perdenti “no-lose conflict resolution” da sviluppare attraverso un training formativo.

Nel 1962 Gordon iniziò a proporre il corso “Training per genitori efficaci (Parent Effectiveness Training - PET)”. Il corso diventò così popolare che in breve tempo venne adottato in gran parte degli Stati Uniti. Iniziarono dei corsi specifici per formatori in modo da renderli in grado di insegnare il metodo nelle proprie comunità.

Il modello parte appunto dal principio che sia l’atteggiamento coercitivo che quello permissivo danno come risultato un vincitore ed un perdente, danneggiando in questo modo il rapporto. Il metodo proposto da Gordon è un insieme di competenze e concetti per ottenere un democratico rapporto di collaborazione.

Nel 1970 Il Dott. Gordon ha pubblicato la prima edizione di un libro intitolato per l’appunto “genitori efficaci” che divenne un best-seller in tutto il mondo.

Le competenze di base da sviluppare per un rapporto efficace, nutriente e soddisfacente per entrambe le parti sono principalmente 3:

  1. Ascolto attivo;
  2. I-Messages;
  3. Risoluzione dei conflitti senza perdenti. 

ASCOLTO ATTIVO

L’ascolto attivo è una modalità particolare di riflettere ciò che l’altra persona sta dicendo per confermargli che la si sta ascoltando e ottenere da lui maggiori informazioni per comprenderlo senza interpretazioni. E’ opportuno che si rifletta anche lo stato d’animo di chi sta parlando permettendo così la traduzione verbale del contenuto emozionale e sentimentale implicito nella comunicazione.
Ciò favorisce l’aumento della consapevolezza nella persona che sta parlando.







I-MESSAGES


L’I-Message è una affermazione sui sentimenti, le convinzioni, i valori della persona che parla, generalmente espressi in frasi che iniziano con la parola "io" ed è in contrasto con un "tu- message" che spesso inizia con la parola" tu "e si concentra sulla persona che parla.
L’I-Message è una modalità assertiva che non mette l’ascoltatore sulla difensiva.
Un esempio è l’utilizzo di “…mi arrabbio quando ti comporti in questo modo” piuttosto di “…tu mi fai sempre arrabbiare”.






RISOLUZIONE DEI CONFLITTI SENZA PERDENTI


Il metodo per la risoluzione dei conflitti senza perdenti è basato sui “sei passi per una soluzione creativa dei conflitti” di John Dewey.
L’obiettivo è trovare una soluzione che sia accettabile per le parti coinvolte nel conflitto in modo che entrambi siano vincitori.
I sei passi identificati da Dewey sono i seguenti:




  1. Definisci il problema in termini di bisogni e non di soluzioni;
  2. Analizza le possibili soluzioni;
  3. Seleziona la soluzione che meglio incontra i bisogni di entrambi  le parti e analizza le possibili conseguenze;
  4. Pianifica chi farà cosa, dove, quando e come la farà;
  5.  Esegui il piano;
  6. Verifica successivamente il processo di risoluzione del conflitto e come ha funzionato la soluzione.

 

CONCLUSIONI

Le abilità genitoriali sono un processo in divenire che, come molte altre abilità, hanno bisogno di essere conosciute e allenate. Essere consapevoli dei modelli comunicativi che adottiamo verso i nostri figli o verso le persone con cui ci rapportiamo ci rende in grado di valutarne l’efficacia.

La consapevolezza ci porta al confrontarci con il modello proposto e a valutarne l’adozione.

La relazione d’aiuto che il counseling propone è finalizzata all’accrescimento della consapevolezza utilizzando, tra gli altri, gli strumenti che Gordon ha teorizzato e che abbiamo sommariamente descritto in questo articolo.

Nel nostro portafoglio di attività proponiamo anche un mini-corso indirizzato ai genitori che vogliono sviluppare ed accrescere tali competenze.

Stiamo inoltre organizzando un gruppo di auto-aiuto per genitori allo scopo di confrontarci in un ambiente protetto, non giudicante e nutriente per i bisogni dei genitori e dei figli. (per informazioni: mondocounseling@gmail.com oppure: 348 3283313)

Stefano Galimi


Bibliografia:
Gordon T., (2007), Genitori efficaci – Educare figli responsabili, Ed. La Meridiana 
Giusti E., Ticconi G., (1998), La comunicazione non verbale, Ed. Scione

venerdì 8 febbraio 2013

IL POTERE DELLA SCELTA


Di fronte alle sfide che la vita offre, in alcune occasioni si formulano risposte disfunzionali, generate da una silenziosa voce interna tesa a dare  una lettura  pessimistica di quanto avviene.

Essere consapevoli  delle dinamiche che albergano dentro di noi, ci rende capaci di autoregolare i nostri pensieri, il nostro comportamento, regalandoci  la  forza  necessaria  per  interrompere quella spirale insidiosa, generatrice di sofferenza e frustrazione.

Come affrontare questo dialogo? Come poterlo fermare?

La consapevolezza è il primo passo: è fondamentale riconoscere le  frasi svalutanti e demotivanti, che ci diciamo e  i pensieri e le situazioni che le innescano.

Entrarci in relazione e combatterle è il secondo passo.  E’ necessario, infatti, andare contro la tendenza all’autocritica, dando voce ad un altro suono altrettanto potente, capace di mettere in discussione le prime credenze, neutralizzandone gli effetti  controproducenti.

Comprendere i pensieri negativi che ci affollano la mente e i sentimenti auto svalutanti da essi innescati, ci  fornisce il giusto carburante per poter continuare in maniera piacevole e creativa  il viaggio che ogni giorno compiamo.

Roberta Manca

Tratto da: J. Richardson,  (2000), Introduzione alla Pnl, Alessio Roberti Editore

giovedì 7 febbraio 2013

IL PRIMO VERTICE DEL TRIANGOLO DELL'AMORE: LA PASSIONE


Secondo lo psicologo statunitense Robert J. Stenberg l' Intimità, l' Impegno e la Passione, rappresentano, nelle giuste dosi, gli ingredienti necessari a garantire una lunga vita alle  storie d’Amore.
La PASSIONE,  non ha esclusivamente una connotazione sessuale. E’ la dimensione che alimenta l’attrazione ed è  animata dal desiderio di unirsi fisicamente con l’altro.   Si intreccia con l’intimità. Si esprimono  in questo “vertice” sentimenti come cura, affiliazione, soddisfazione sessuale, etc .   Si sviluppa in tempi brevi.

E’ facilmente riconoscibile in quanto  si muove a partire una situazione di mancanza, di desiderio di avere altro, un Altro  che si crede possa offrire qualcosa di diverso, forse di migliore.
La passione è un torrente in piena che può travolgere l’ignaro bagnante; è stordimento di fronte alle diverse e indistinte sensazioni che l’accompagnano. E’ sempre un sentimento intenso , profondo, ostinato e tenace: una forza che si sopravanza e ci sorprende, che vuole affermare se stessa ed i suoi obiettivi.

  Si viene  catturati e trasportati verso un “qualcosa” in grado di sorprenderci e farci smarrire, un luogo privo di delimitazioni spaziali e temporali, nel quale si è invitati ad entrare.
Naturalmente, esistono anche passioni che riescono ad avere un dialogo con il Logos: sono le passioni più ragionevoli,quelle più pacate. Ma quando si parla di Amore, è necessario entrare nel campo delle faticose scosse, nello scompiglio, nella sfida.

Ed è proprio dalla sfida, dal contrasto che questo sentimento viene generato e lentamente prende vita. Un contrasto che ha come protagonisti l’appassionato e il suo referente, o il mondo del quale questo appartiene.  Un Altro difficilmente raggiungibile, che si nega, e che spesso non corrisponde alla richiesta. Questo continuo andirivieni possiede nel suo intimo  l’impronta di una acuta tensione, che in alcune occasioni, assume i toni della  acuta sofferenza.
Roberta Manca 

Tratto da:
 E.Giusti, E.Bianchi (2011) – Evolvere rimanendo insieme- Sovera
 Silvia V.Finzi (a cura di), Storia delle Passioni (1995), Editori Laterza